
Karl-Heinz Rummenigge, membro del comitato esecutivo UEFA e storico dirigente del Bayern Monaco (nel ventennio della sua gestione il giro di affari dei bavaresi è passato da 176 a 679 milioni di euro) riassume così la grande differenza degli ultimi anni tra il calcio italiano e l’elite d’Europa:
“In Italia si sta vivendo un periodo di appannamento rispetto ai gloriosi anni ’80 e ’90 – racconta l’ex bomber dell’Inter al Corriere dello Sport – e fino a quando gli stadi saranno di proprietà dei Comuni le cose non potranno cambiare. In Germania eravamo messi come voi, poi il Mondiale 2006 ci permise di superare questo ostacolo e abbiamo costruito impianti bellissimi per le famiglie. L’organizzazione degli Europei 2032 potrebbe servire all’Italia per seguire il nostro esempio, spero davvero che vi vengano assegnati”.
Un processo che secondo Rummenigge dovrebbe ovviamente partire dai club Serie A per poi allargarsi a tutte le altre categorie, considerato che al momento in Italia sono solo 4 gli impianti di proprietà: lo Juventus Stadium, la Dacia Arena di Udine, il Mapei Stadium del Sassuolo e da ultimo il Gewiss dell’Atalanta, mentre la PSC Arena del Frosinone è in usufrutto dal Comune.
Serve insomma un deciso cambio di marcia per permettere anche alle città di beneficiare di stadi che diventino vere e proprie aree commerciali, in grado di aumentare vertiginosamente i ricavi…