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ESCLUSIVA – A tu per tu con Rapullino: “Io, la Samb del futuro e Brancadoro… vi dico tutto!”

A tu per tu con Luigi Rapullino. Tra sport e area Brancadoro, con visione di Samb e città in ottica futura.

Buongiorno Dott. Rapullino, la ringraziamo per il tempo che ci dedicherà per questa breve intervista esclusiva e iniziamo subito con la prima domanda.

Lei rappresenta un’azienda importante in ambito nazionale ed internazionale nel campo siderurgico. Quali sono stati i principali motivi che l’hanno spinta ad avvicinarsi alla Samb e alla città di San Benedetto del Tronto?

“Come ho già detto in altre occasioni, mi sono avvicinato alla Samb perché quest’anno era il Centenario e in qualche modo mi faceva piacere farne parte per accompagnare il club verso una stagione trionfale e godermi il risultato. Infatti mi era stato detto che si voleva far bene per puntare a vincere, anche nelle interviste pubbliche società e dirigenza della Samb dichiaravano questo. Le aspettative insomma erano ben altre. La città di San Benedetto invece la sento mia quasi come Napoli, sono legato alla piazza e un giorno immagino di viverci quando potrò stare un po’ più tranquillo dal punto di vista professionale e lasciare a mio figlio le redini dell’azienda”.

Per l’area Brancadoro lei ha anticipato tutti gli imprenditori locali non aspettando l’ultima asta. Come mai questa mossa?

“Ho sempre pensato che acquistare per 10 euro al metro quadro un’area così importante da 200 mila potesse essere un ottimo affare, soprattutto all’ingresso di una città come San Benedetto. Così mi sono confrontato con mio padre che considero il mentore di tutto e colui a cui spetta l’ultima parola, ottenendo subito il suo ok. Anzi secondo lui era un’operazione da fare all’istante anche se bisognava tenere fermo momentaneamente il terreno, così ho partecipato all’asta e lo abbiamo rilevato. Nessun altro si è presentato e non ne capisco il motivo vista la competitività del prezzo”.

Sempre su Brancadoro in città si vocifera che la ‘matita’ che sta disegnando il progetto sia un professionista con esperienze internazionali. Crede molto in questa operazione e come pensa possa cambiare lo skyline di quella zona?

“Credo moltissimo in quell’area, siamo un po’ in ritardo con la presentazione del progetto ma penso che entro giugno riusciremo a svelarlo prima all’amministrazione comunale e poi alla città. Chi sta disegnando tutto è un grandissimo professionista radicato a San Benedetto come Enzo Eusebi, mi sono affidato a lui perchè è uno dei più bravi che ho conosciuto. Lui realizza vere opere d’arte, sono convinto che tra la mia fantasia e la sua matita stia nascendo un qualcosa di molto interessante. Rispetteremo la città e quelle che sono le regole imposte per le destinazioni d’uso, chiederemo al massimo qualche piccola variante ma sono sicuro che il nostro sarà un progetto apprezzato anche perché alquanto visionario. È ispirato al mondo che sarà tra qualche anno, l’obiettivo è rendere San Benedetto il volano verso il mondo del futuro”.

Parliamo di Samb Calcio, pensa che la partnership commerciale tra Sideralba e la società locale possa essere vista come un primo passo verso un suo futuro coinvolgimento all’interno del club rossoblù?

“Rimango fermo della mia idea, in una società di calcio non possono comandare due teste. Quindi nel momento in cui ci sarà chiarezza sul futuro rossoblù io sicuramente appoggerò un progetto serio come sponsor.  Su questo non c’è dubbio, ma a patto che la Samb abbia un’unica squadra. Se ce ne saranno due o tre, invece, lo considererei un fallimento e quindi farei 100 passi indietro restandone fuori. Non avrebbe senso che allo stadio una domenica giochi una Samb e la domenica successiva l’altra, quindi in quel caso non appoggerei alcun progetto. La squadra della città per me deve essere una, non esiste un altro Napoli, Milan, Inter o Juve. La città non meriterebbe questo, i colori rossoblù sono unici”.

Lei sarebbe più propenso a dare vita ad una società sportiva o ad un’impresa sportiva? Nel senso, sarebbe logico che un’ipotetica nuova società di calcio diventi asset di un’impresa industriale e/o commerciale?

“Ho sempre immaginato una società di calcio come impresa, perché dal mio punto di vista un imprenditore solo per un paio di anni può rimetterci centinaia di migliaia di euro… poi al terzo va via. Questo è stato il problema della Samb, sono passati imprenditori che magari hanno fatto bene per qualche stagione mettendo sul piatto tanti soldi, ma poi non si riesce più a sostenere l’esborso perché diventa una questione immorale nei confronti della propria famiglia. Bisogna creare un’impresa sportiva e investire inizialmente, ma poi i soldi dovranno rientrare. Così farò io per l’area Brancadoro e anche la società di calcio deve essere vista come impresa, perché altrimenti il progetto non ha vita lunga. Si deve dare spazio ad una società forte e sana, in grado di camminare presto da sola per poter durare negli anni. San Benedetto è una piazza che può ambire a questo, in Serie A guarda caso sta vincendo un club come il Napoli che da tempo porta guadagno ai propri azionisti. Questo è il risultato che una società sana riesce a raggiungere di conseguenza importanti risultati sul campo”.

La storia ci insegna come calcio e siderurgia rappresentino un binomio vincente, basti pensare ad Arvedi a Cremona, Gabrielli a Cittadella e Pasini a Feralpi. Come spiega questo successo?

“Stiamo parlando di tre miei carissimi amici, industriali di alto livello e persone di una squisitezza unica. Comunque ritengo che se vinci in un mondo difficile come la siderurgia riesci a farlo automaticamente anche nel calcio”.

Siamo convinti che lo stadio Riviera delle Palme possa diventare parte integrante nella vita quotidiana del progetto Brancadoro. Pensa sia possibile trasformarlo in commerciale come gli ultimi stadi moderni?

“Assolutamente sì, ma tutto dipende dalla serietà della società e dai risultati. Quando hai elementi solidi poi intorno puoi costruire qualsiasi cosa, altrimenti è impossibile. Quest’anno ad esempio ci sono state situazioni che hanno portato all’allontanamento dei tifosi, se ti ritrovi con 200 persone allo stadio non puoi creare nulla. Quindi tutto parte nell’avere una società di calcio moderna e forte, che ambisce a trasmettere tranquillità all’ambiente. La società deve essere percepita sempre presente, a prescindere da sconfitte e vittorie”.

A proposito di futuro, come si immagina la Samb del domani dopo un Centenario macchiato da un presente così critico?

“Peggio di così non si può andare, quindi mi immagino sicuramente un futuro migliore…”.

Si aspettava un campionato con la Samb sempre lontana dal vertice?

“No, altrimenti non mi sarei mai avvicinato. Mi aspettavo sinceramente una chiamata da Renzi per spiegare la situazione, perché quest’anno anche io ho investito nella Samb e doveva esserci riconoscenza. Io non gli ho telefonato perché in questo caso rappresentavo un cliente e come tale andavo coccolato. Quello che ha chiesto gli è stato dato, quindi non ero io a dover dare spiegazioni. Attendevo una sua chiamata, invece anche con me silenzio totale e questo mi è dispiaciuto molto”.

Il calore di una tifoseria come quella della Sambenedettese può essere considerata croce o delizia?

“Tutte e due, croce quando le cose vanno male e delizia nel caso opposto. Se un imprenditore si avvicina ad una piazza come San Benedetto deve sapere che ci potranno essere dei momenti difficili e altri in cui ti esaltano, proprio perché parliamo di un ambiente esigente. Se fai le cose fatte bene nella Samb riempi lo stadio con migliaia di persone, ma dall’altra parte devi prenderti anche il brutto quando magari vieni contestato negli opportuni limiti. Un presidente o un’azionista della Samb, però, è tenuto per prima cosa a portare il massimo rispetto ad una città e ad una tifoseria che meritano tantissimo”.

Il suo video di auguri per il Centenario ha scatenato tante vibrazioni positive da parte dei tifosi della Samb, vuole lasciare loro un messaggio? Lei con poche azioni è riuscito a farsi apprezzare dal popolo rossoblù, dimostrando di essere un imprenditore che fa bene al territorio dove investe. San Benedetto si augura che possa operare qui il più possibile…

“Ringrazio tutti per le belle parole nei miei confronti, cerco sempre di fare le cose seriamente. Misuro ogni volta il passo secondo le possibilità in qualsiasi investimento senza farmi male, mettendo in conto che se non funziona devo avere le spalle solide per sostenerlo. Forse il popolo di San Benedetto ha visto in me questo, una persona che resta con i piedi per terra senza fare voli pindarici. Mi circondo di gente brava nel proprio lavoro e seguendo le mie idee ho sbagliato poco dal punto di vista imprenditoriale, spero di continuare così anche in futuro. Fare qualche errore è normale, ma le vittorie devono essere maggiori delle sconfitte. Questo vale nella vita in generale e quindi anche nel lavoro e nel calcio. Voglio dire che sono interessato alla Samb e mi piacerebbe fare il presidente, ma con me si ripartirebbe dalla terza categoria. Non prenderò mai i debiti degli altri perché è giusto che siano pagati dai responsabili e vanno poi fatti anche investimenti importanti. Non comprerei nemmeno un titolo di un’altra squadra perché non lo vedo corretto, se dovessi fare un passo nel caso in cui l’attuale Samb andasse male ripartirei dalla terza categoria. Penso che le categorie vadano conquistate sul campo, San Benedetto non dovrà mai dire grazie a nessuno. Immagino, però, che per la città sarebbe un percorso lungo, quindi se ci fosse un progetto concreto come quello di Massi lo appoggerei indubbiamente. Lui è una persona seria, che ha dimostrato le proprie grandi capacità sia dal punto di vista imprenditoriale che calcistico. Infatti è riuscito a portare in Serie D una piccolissima realtà come il Porto d’Ascoli e penso che con la Samb farebbe ancora meglio. Se invece devo partire in prima persona lo farei dalla terza categoria e in solitaria, perché ripeto che a mio avviso non si può gestire una società con più teste (contributi di sponsorizzazione a parte). Mi rendo comunque conto che per la città ripartire così in basso possa essere un atto pesante e quindi nel caso in cui Massi trasformasse il Porto d’Ascoli nella Sambenedettese e ce ne fosse solo una sicuramente darei il mio contributo come fatto quest’anno per prima squadra e settore giovanile. L’ho detto nel video degli auguri per il Centenario, ho i colori rossoblù nel cuore e nessuno me li potrà togliere. Anche se in futuro chi sarà al comando del club non vorrà più il mio contributo, andrò sempre allo stadio a tifare Samb perché quando qualcosa ti entra così dentro non puoi tirarlo fuori!”.

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